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Fotografia: richiami di base

Fotografia: richiami


 

Lunghezza focale

La lunghezza focale rappresenta la distanza che intercorre tra il centro dell’obiettivo (lente posteriore negli obiettivi fissi) ed il piano focale dove si trova il sensore. Tale distanza è espressa -di solito- in millimetri. Negli obiettivi zoom che si compongono di diverse lenti, si considera il “punto centrale” che non è necessariamente collocato al centro dell’obiettivo stesso.

Per definire la lunghezza focale si fà riferimento alla posizione che la lente deve assumere per dare un’immagine perfettamente a fuoco di un oggetto posto a distanza infinita.

Maggiore è la lunghezza focale e minore sarà la parte di scena inquadrata.

 

Le misure delle lunghezze focali si riferiscono a fotocamere con pellicole da 35 millimetri.

La misura di 35 mm si riferisce alla larghezza complessiva della pellicola (compresa le due strisce forate). Con i sensori digitali si fà riferimento al cosidetto “full frame” che ha le stesse dimensioni del 35 mm della pellicola.

Il fotogramma vero e proprio misura 26 x 36 millimetri, con una diagonale di 43 millimetri Quando la lunghezza focale dell’obiettivo è uguale o quasi alla diagonale dell’area sensibile del sensore (o della pellicola) si ottiene una visione normale. Con lunghezze inferiori si hanno obiettivi grandangolari e quando sono superiori ci si sposta nei teleobiettivi.

 

Angolo di Campo

Viene espresso in gradi e rappresenta l’ampiezza del campo inquadrato da un determinato obiettivo.

Ad ogni lunghezza focale corrisponde un preciso angolo di campo che si ottiene misurando l’angolo al vertice di un triangolo isoscele che ha per base la dimensione della diagonale del fotogramma (La diagonale del 24×36 mm è = 43,26 mm) e per altezza la lunghezza focale.

Tanto maggiore sarà la lunghezza focale e tanto più piccolo sarà l’angolo di campo.

Il 50mm

Un grandangolare

Un tele

 

Lunghezza focale e angolo di campo e dimensioni del sensore

Spesso si tende a confondere il concetto di lunghezza focale con quello di angolo di campo; essendo stato per decenni il formato 35mm il più diffuso nel mondo della fotografia, si tende p.es. a pensare che una lunghezza focale di 100mm (che dà un angolo di campo di 27º nel 35mm) sia una caratteristica di un medio teleobiettivo; ma questo è vero solo nel formato 35mm!!

In formati maggiori un obiettivo da 100mm ha un angolo di campo ovviamente molto maggiore e non ha più l’effetto di un medio tele. Analogamente in un formato più piccolo come quelli delle compatte digitali un obiettivo da 100mm diventa un supertele.

 

È pertanto piuttosto discutibile l’abitudine ormai invalsa di fornire per gli obiettivi usati dalle fotocamere digitali una lunghezza focale equivalente, cosa che può indurre a pensare che cambiando formato la lunghezza focale di un obiettivo cambi! Un teleobiettivo di 150mm si trasformi miracolosomente in un 300mm quando lo si usa nel formato 4:3!! In realtà l’obiettivo resta un 150mm del quale viene utilizzata solo la parte centrale (come avviene nel cosiddetto zoom digitale); la risoluzione e la qualità ottica dell’obiettivo non può certo cambiare!

In realtà la lunghezza focale è una proprietà intrinseca dell’obiettivo e non cambia passando da un formato a un altro!!

La sigla indicata dalla freccia 8-24mm ci informa che si tratta di un obiettivo zoom con focali che variano da 8mm a 24mm. E’ un obiettivo di fotocamera digitale compatta che corrisponde a circa 38-115mm su una macchina a pellicola. Cioè per ottenere lo stesso angolo di campo con un sensore full frame dobbiamo utilizzare un 38mm.

 

Diaframma

Il diaframma sostanzialmente è un foro a diametro variabile posto all’interno degli obiettivi ed una delle sue funzioni è di regolare la luminosità (lux) dell’immagine che si forma sul piano focale; insieme ai tempi di scatto determina la quantità totale della luce che raggiunge la pellicola. L’altra funzione importantissima è quella di determinare la profondità di campo.

All’interno di ogni obiettivo c’è un diaframma che può aprirsi e chiudersi di più o di meno al momento dello scatto a seconda del valore impostato dal fotografo. Sul nostro display della fotocamera vedremo indicati i valori come f-stop, come f / 2,8, f / 5,6, f / 11, ecc L’impostazione di uno di questi valori in uno scatto regola l’apertura e quindi la quantità di luce che entra nella fotocamera al momento dello scatto.

 

La luminosità degli obiettivi e la progressione dei diaframmi

Un obiettivo è contraddistinto, dalla lunghezza focale (L) e dalla sua luminosità (f), entrambi riportati sull’obiettivo.

Negli obiettivi fissi viene specificato un solo valore di apertura, ad esempio f/2.8. Sugli obiettivi zoom possono comparire due valori, il primo per la focale minore, il secondo per quella maggiore. Ad esempio, per uno zoom 35-135mm f/3.5-4, il valore f/3.5 è ottenibile a 35mm e si riduce a f/4 alla focale di 135mm.

La luminosità di un obiettivo è uguale alla lunghezza focale diviso il diametro della pupilla d’ingresso (la lente più esterna) dell’obiettivo, ovvero il rapporto focale massimo possibile per un determinato tipo di obiettivo. Minore è l’apertura massima, più luminoso sarà l’obiettivo, riuscendo quindi a far passare più luce ed impressionare il sensore in minor tempo.

 

f = L/d

L = lunghezza focale

d = diametro della lente d’ingresso

Più il numero f riportato sull’obiettivo è piccolo, dunque, più l’obiettivo stesso è luminoso.

Il diaframma, come detto, serve a regolare la quantità di luce che va ad incidere sul sensore; pertanto:

La luminosità di un obiettivo corrisponde al diaframma più largo: un obiettivo di focale 50 mm. con un’apertura di 25 mm ha una luminosità relativa di f/2.

f/2

 

 

 

 

f/4

 

 

 

 

 

Un obiettivo da 200 mm per avere una luminosità f/2 dovrebbe avere un’apertura di 10 cm., mentre per f/4 bastano solo 5 cm. ….e relative lenti; il che spiega perché gli obiettivi molto luminosi sono molto costosi, infatti una lente di 10 cm di diametro costa molto, molto di più di una di soli 5 cm.

 

Progressione dei diaframmi:

Come già detto, il diaframma serve per diminuire la luce che entra della lente posteriore dell’obiettivo (negli obiettivi fissi) che va ad incidere sul sensore:

Vediamo cosa succede in pratica (poniamo che l’obiettivo sia un 50 mm.):

· a f/2 il foro misura 25 mm. di diametro quindi la sua superficie è: r 2 x 3,14 = 12,5 2 x 3,14 = mm 2 490 ca.

· a f/2,8 il foro misura 17,67 mm. di diametro quindi la sua superficie è: r 2 x 3,14 = 8,92 2 x 3,14 = mm 2 245 ca.

· a f/4 il foro misura 12, 5 mm. di diametro quindi la sua superficie è: r 2 x 3,14 = 6,25 2 x 3,14 = mm 2 122 ca.

 

Per il fotografo è importante questo:

partendo dal diaframma tutto aperto, ad ogni stop si dimezza la superficie del foro e la quantità di luce che passa. Al contrario se si parte dall’apertura minima verso la più grande, ad ogni stop la quantità di luce raddoppia.

In correlazione con i tempi di scatto si ha un’esposizione equivalente se:

Ovvero: se dimezzi la quantità di luce che lasci passare (per esempio da f/2,8 a f/4) ma aumenti il tempo di scatto da 1/500 a 1/250 l’esposizione sarà uguale.

 

NOTA 1

Le fotocamere più costose possono avere il diaframma incorporato nel corpo macchina invece che all’interno degli obiettivi.

Fotocamere con diaframma incorporato:

 

NOTA 2 (diaframma e profondità di campo)

L’apertura del diaframma regola anche l’angolo del cono di luce che entra nella fotocamera ed è per questo motivo che variando l’apertura si può influenzare la profondità di campo. Per capire il principio provate a fare così: utilizzate il pollice e il dito indice per fare un grande cerchio; con un occhio chiuso e l’altro che guarda attraverso il cerchio osservare un dito dell’altra mano posta a circa 12″ di distanza. Si tratta di andare a simulare una grande apertura: si sarà in grado di concentrarsi sul dito, ma si avrà molta difficoltà a mettere a fuoco qualcosa in tutta la stanza. Adesso fare il cerchio molto piccolo e guardare attraverso di esso di nuovo (ora a simulare una piccola apertura): l’utente sarà in grado di concentrarsi su entrambi, il dito e qualche cosa in tutta la camera ugualmente bene. La ragione di questo ha a che fare con l’angolo di luce in entrata nel tuo occhio: con il grande cerchio la luce è in grado di giungere creando un breve piano focale; con una piccola apertura la luce entra in un cono come restituendo più piani focali.

 

NOTA 3

In una reflex il diaframma rimane sempre aperto alla massima luminosità e si chiude al valore impostato solo al momento dello scatto; questa soluzione tecnica consente di inquadrare più facilmente in condizioni di scarsa luminosità. Per la fotografia di concerti ad esempio, la massima luminosità consente una migliore visione e diviene determinante per focheggiare con precisione; la stessa considerazione vale per la macrofotografia. In questi casi vedere attraverso un diaframma 1,4 o 2 invece di un 3,5 o 4 è molto diverso, a prescindere dal valore effettivo con cui sarà realizzata la ripresa.

 

La messa a fuoco

Senza ripetere quanto si è già detto trattando della messa a fuoco in pratica, va precisato che la messa a fuoco deve essere tanto più attenta quanto più grande è il rapporto di riproduzione. In pratica ciò significa che la messa a fuoco sarà assai impegnativa quanto più è:

a. vicino il soggetto o l’oggetto che si vuole a fuoco;

b. lunga la focale dell’obbiettivo. Infatti, ciò che si inquadra risulterà più grande in una ripresa dalla distanza di 2 metri che non da 5 m. o con una focale da 200 mm piuttosto che con una da 50 mm. Si ricorderà come il rapporto di riproduzione sia fornito dalla formula, ormai nota:

R = L/ (D-L)

L = focale dell’obbiettivo;

D = distanza del soggetto

E’ pertanto evidente che R ( quindi anche la dimensione del soggetto sul negativo) crescerà al crescere del valore di “L”(dividendo) o al diminuire di “D” (elemento prevalente nel valore del denominatore).

 

Rapporto di riproduzione

Permette di calcolare le dimensioni che il soggetto avrà sul sensore o sulla pellicola.

Es. Come si è detto, se si fotografa un bambino alto un metro dalla distanza di 3 metri con una focale di 50 mm.

Si ha R = L/ (D-L)

cioè, nel caso, L = 50: (3000 –50) = 50: 2950 = 0,0169;

Ciò significa che il soggetto sulla pellicola sarà grande l’ 1, 69% del reale ovvero, più speditamente, le sue dimensioni saranno date dalla sua dimensione reale moltiplicata per R; nel nostro caso 1000 x 0,0169 = 16, 9 mm.

Con una focale da 80 mm si avrebbe R = L: (3000 – 80) = 80: 2920 = 0,0274

Le dimensioni sul negativo sarebbero 1000 x 0,0274 =27,4 mm.

Si noti che è 80 :50 = 1,60 e che è 27, 4 : 16,9 = 1,62; ciò significa che le dimensioni del soggetto negativo variano, quasi esattamente, al variare del rapporto delle focali.

Semplificando estremamente : lunghezza focale doppia dimensione doppia

I richiami sono tratti da articoli trovati in internet e giudicati non solo interessanti ma utili, verranno poi pubblicate specifiche segnalazioni con l’autore, di articoli per approfondire taluni temi.

 

Pubblicato: 18-07-2011

 

 


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